Hai mai sentito parlare di comunità alloglotte?
E sai quali sono le dodici minorità linguistiche riconosciute in Italia?
Per trovare le risposte a queste e ad altre domande, seguimi in questo breve viaggio alla scoperta di alcune affascinanti comunità linguistiche d’Italia.
Nessun Paese è monolitico, e l’Italia non è da meno. Vi si parlano diverse lingue, coesistono diverse comunità e da ciò risulta una variegata presenza culturale.
L’unica lingua ufficiale dell’Italia è l’italiano [1], tuttavia vi sono dodici minorità linguistiche riconosciute e protette dalla nostra costituzione. Il motivo? È molto semplice: le lingue minoritarie sono spesso minacciate da un mondo sempre più globalizzato, dove conformismo e omogeneità sono le parole chiave anche da un punto di vista linguistico.
[1] Vi sono altre lingue ufficiali, ma circoscritte a determinate zone e non condivise dall’intero Paese.
Le zone in cui queste lingue vengono parlate si chiamano “alloglotte” o “isole linguistiche”. Il termine alloglotto deriva dal greco e significa lingua diversa; si riferisce infatti a una comunità che usa una lingua altra rispetto a quella principalmente usata nel Paese o zona circostante. L’Italia è costellata da isole linguistiche ed è proprio per questo che possiamo definirla un arcipelago! Solo da un punto di vista linguistico, ovviamente.
Spero di aver stimolato la tua curiosità, perché stiamo per scoprire più nel dettaglio alcuni di questi gruppi.
L’Italia riconosce dodici diverse minorità linguistiche e culturali all’interno del suo territorio. Esse sono, in ordine alfabetico: la comunità albanese, catalana, croata, germanica, greca e slovena, a cui si aggiungono quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino (da non confondere con il latino), l’occitano e il sardo.
È scontato dire che queste comunità non solo usano la propria lingua, ma hanno anche tradizioni e culture diverse, che possono essere più o meno marcate e più o meno integrate con il territorio circostante.
Diamo un’occhiata più da vicino ad alcuni di questi gruppi. Ovviamente, passa pure direttamente al gruppo o ai gruppi che ti incuriosiscono di più, se lo preferisci!
Se mi segui su Instagram, dove pubblico spesso post su curiosità linguistiche e culturali, forse avrai già letto di questa comunità, della quale ho parlato in un post lo scorso marzo.
La comunità italo-albanese è fortemente radicata in Italia, soprattutto in Sicilia e in Calabria, ma anche in altre regioni del Sud. Essa è molto numerosa a causa della migrazione di massa avvenuta dall’Albania a partire dal XV secolo, quando gli Ottomani invasero i Balcani.
La comunità Arbëreshë mantiene tutt’oggi le proprie tradizioni, religione e lingua, che è una varietà di albanese simile alla lingua parlata nell’Albania meridionale. I membri di questa comunità si definiscono gjaku i shprishur, “il nostro sangue sparso”, in riferimento alla comunità albanese diffusa in tutto il mondo.
Il catalano rappresenta una comunità alloglotta già nel suo Paese d’origine, la Spagna, ed è quindi curioso trovare ulteriori minoranze che usano questa lingua al di fuori della Catalogna.
Il catalano si parla in Italia nella città di Alghero, in Sardegna, in una forma antica. La sua diffusione risale al XIV secolo, quando la Corona di Aragona scacciò le ribelli popolazioni sarde e genovesi, rimpiazzandole con genti venute dalla Catalogna e dalla Comunità Valenziana.
Oggi l’algherese è una lingua sia antica che moderna, avendo subìto gli influssi del sardo e dell’italiano, ma non quelli a cui è stato sottoposto il catalano della Catalogna.
È interessante scoprire che in Italia esiste una ben radicata comunità croata non nella zona nord-orientale, al confine con la Croazia, bensì nella centrale regione del Molise.
Intorno al XV secolo, infatti, alcuni abitanti della costa dalmata iniziarono a emigrare verso l’Italia per sfuggire all’avanzata ottomana e si diressero verso questa regione. Oggi vi sono tre paesi nel Molise che conservano ancora le loro origini slave: Acquaviva Collecroce, Montemitro e San Felice di Molise, chiamato fino al 1927 San Felice Slavo, in onore della sua comunità.
Anche chiamato lingua d’oc, l’occitano ha origine in Francia, ma è anche parlato in alcune parti d’Italia. Forse ti sorprenderà sapere che esso viene usato in zone situate ai due estremi del Paese: le Valli occitane in Piemonte e la città di Guardia Piemontese in Calabria. Dal nome di quest’ultima, è facile intuire il collegamento tra queste due zone.
Le comunità di cui ho parlato non sono le uniche presenti in Italia; vi sono anche altri gruppi, per esempio nomadi. Se vuoi saperne di più su queste o altre comunità, se hai domande in generale o se ti occorre un supporto linguistico in italiano, non esitare a contattarmi!
Allora? Non pensi anche tu adesso che l’Italia sia un arcipelago? 😉
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