Orientarsi nella giungla della comunicazione
Comunicazione è la parola chiave della nostra era: sia essa aziendale, digitale o ancora pubblicitaria, sembra essere ormai il segreto del successo.
Forse è davvero così, o comunque è un ingrediente fondamentale della ricetta. Ultimamente ho avuto modo di approfondire sempre di più le sfaccettature che si nascondono dietro l’apparentemente banale concetto di comunicazione (e ne ho tratto una riflessione in questo articolo). Ma esiste davvero un modo -o più modi- per comunicare in modo efficace?
Cosa vuol dire comunicare?
È ormai da tempo evidente che comunicare non significa soltanto utilizzare il linguaggio verbale, ma che esistono anche aspetti paraverbali e non verbali che possono fare la differenza, trasmettendo un messaggio persino opposto rispetto all’intento delle nostre parole. Cosa significa nel concreto curare questi aspetti? Significa, ad esempio, fare attenzione alla prossemica, cioè a quella bolla invisibile che circonda ognuno di noi e che non deve essere oltrepassata, se non si vuole rischiare di risultare invasivi… e invadenti.
La prossemica è un esempio di ciò che dobbiamo curare quando comunichiamo, ma ci sono altri importanti elementi da tenere a mente.
Il tanto amato contesto
Se per mestiere traghetti contenuti da una cultura all’altra o se hai la (s)fortuna di frequentare traduttori e traduttrici, saprai di certo quanto molti di noi amino usare l’espressione “dipende dal contesto”, spesso in modo un po’ autoironico. Il contesto è effettivamente fondamentale per capire come orientarsi nella giungla della comunicazione. Sono certa che non comunicherai allo stesso modo con il tuo datore di lavoro o i tuoi clienti e con i tuoi amici al bar! Come dici? Non ami le formalità? Magari avrai la fortuna di incontrare chi, nonostante la sua posizione, ti farà subito sentire a tuo agio. Almeno all’inizio, però, ricorda di dare al contesto la giusta importanza.
Accendi quella videocamera!
La pandemia ci ha abituati a intrattenere forse la maggior parte delle nostre relazioni interpersonali in uno spazio non fisico: il mondo digitale. Comunicare tramite un supporto simile prevede una serie di limitazioni alla comunicazione stessa: manca l’aiuto dei gesti, degli sguardi, della chimica (positiva o negativa) che si sprigiona quando due essere umani si incontrano e che ci aiuta a capire, se sappiamo gestirla, come comportarci nei confronti di una persona. Se da una parte questi aspetti rappresentano dei deficit, dall’altra possono essere un vantaggio (non ditemi di non aver spento almeno una volta la videocamera durante quella riunione a cui proprio non volevate partecipare!). Ciò che conta è saper gestire, in base al luogo in cui ci troviamo -sia esso fisico o virtuale- le relative caratteristiche comunicative.
Sulla stessa lunghezza d’onda
Anche quando il nostro interlocutore parla la nostra stessa lingua, non è detto che parli la nostra stessa lingua. Sì, hai capito bene! Esistono tanti tipi di lingue e di linguaggi: pensiamo si basi tutto sulla lingua naturale (italiano, inglese, arabo…) che usiamo e che questa basti a creare un terreno comune. In realtà può anche succedere di capirsi mediocremente con qualcuno che non parla la nostra stessa lingua naturale. Ognuno di noi ha infatti un modo di comunicare unico al mondo e individuare lo stile comunicativo di chi ti sta di fronte può aiutarti a entrare in sintonia con lui o con lei. La programmazione neurolinguistica ci insegna che può essere utile, ad esempio, individuare la sfera semantica di riferimento della persona: usa più termini ed espressioni ad accezione visiva, sonora o cinestetica (legati al corporeo)? Se riusciamo a captare questa particolarità e a sintonizzarci sullo stesso ambito, avremo già guadagnato dei punti ai suoi occhi.
Comunicare davvero
Un aspetto scontato della comunicazione, ma che a volte tralasciamo, è che bisogna comunicare davvero. Ciò significa non lasciare spazio alla famosa libera interpretazione, anche detto non dare nulla per scontato. Un concetto può essere ovvio per te, che hai il tuo vissuto e una certa forma mentis, ma non per chi sta leggendo l’email che hai appena inviato, chiedendosi cosa mai volessi dire con quella frase lì. Esplicitare è la parola chiave. Le nostre bellissime lingue naturali ci offrono milioni di modi per farlo in modo elegante, ironico, simpatico… l’importante è farlo. Non lasciare spazio a vari tipi di interpretazione, perché è così che si rischia di cadere nei malintesi e creare una matassa di cui è impossibile trovare il capo.
Chiedi a me
Se stai leggendo questo articolo forse è perché ti occupi di comunicazione oppure perché sei alla ricerca di una soluzione per comunicare con quel cliente in Francia che sembra venire da un altro pianeta. In questo caso, sono qui per te! È vero, ho detto che può anche capitare di intendersi mediocremente con qualcuno che non parla la nostra lingua naturale, ma se vuoi davvero instaurare una relazione, sia essa professionale o meno, con una persona o un ente straniero, un traduttore o una traduttrice è assolutamente ciò che ti serve. A volte puoi averne bisogno anche nella tua stessa lingua, per assicurarti che i tuoi contenuti siano fluidi, corretti e coerenti. Perciò, se ciò che occorre alla tua strategia comunicativa è una traduzione o una revisione, non esitare a contattarmi 😉
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